Bianca

di Mia Alexander

(2020)

L’amore e il rapporto – mai troppo facile – tra uomo e donna, sono al centro di Bianca, ultimo approdo letterario di Mia Alexander, giovane scrittrice genovese (classe 1983), la cui personale esplorazione dell’animo umano è passata attraverso poesie, racconti e solo più di recente attraverso il genere del romanzo breve.

Nel caso specifico dei romanzi, a partire da Ma se resti… (2018), l’autrice ci offre un punto di vista sul ruolo dell’erotismo nell’ambito dell’amore, o, detto altrimenti, sulla dialettica tra amore ed erotismo.  

In Bianca, come il lettore potrà rendersi conto, l’erotismo assume ben più di una sola valenza. Sicuramente sembianza vitale/vitalistica del Desiderio. E certo tramite per giungere al cuore dell’amato, che, in questo caso specifico è Carlo, un commerciante dalla connotazione psicologica appositamente non del tutto definita. Ma per lo più ci si rende conto come tale tramite (al di là di qualsiasi illusione) rischi perennemente di essere – non solo a causa di costui e delle sue resistenze ad amarla – l’unica opportunità di comunicazione-connessione tra i due protagonisti della vicenda. Altra valenza degna di nota messa in gioco qui dalla scrittrice è quella dell’erotismo come ‘strumento punitivo-opportunità di sfogo della rabbia’ di cui Carlo si appropria ‘contro’ Bianca, accusata di aver minato i rapporti tra lui e l’amata moglie Lia.

Da un lato, è vero, il continuo soffrire di Bianca per Carlo, il suo mal d’amore, il perpetuo moto di avvicinamento-allontanamento fra i due protagonisti ci portano inevitabilmente a considerare Bianca un romanzo d’amore (una sensazione accentuata peraltro da un intenso e penetrante “Tu” col quale lei si rivolge costantemente nei suoi pensieri a Carlo quando lui è lontano fisicamente da lei; un espediente questo, già impiegato dalla scrittrice in Ginevra, del 2018, che porta il lettore ad un’emozionante illusione di coinvolgimento personale).

Un quadro di Senior Coconut

Ma al contempo sono essenzialmente due gli elementi che impregnano queste pagine anche di un intenso profumo erotico: quello più palese riguarda le diverse situazioni sessuali messe narrativamente allo scoperto dall’autrice. Si ha però la sensazione, rispetto ad esempio alla già citata Ginevra, che tali scene non siano veri e propri ‘punti di appoggio’ (in termini musicali si parlerebbe di ciò che rappresenta la “tonica” rispetto alla “sensibile”), ma piuttosto dei ‘punti di passaggio’: l’autrice si dà l’opportunità così di tendere a questioni (non squisitamente erotiche) che nel caso di questo romanzo sembrano premerle ancora di più, e che rappresentano i reali punti di appoggio, la vera ‘tonica’ (se si trattasse di una composizione musicale). 

L’altro aggancio con l’elemento erotico, non palesato al lettore ma probabilmente lampante per uno psicoanalista, di carattere pertanto più simbolico, può essere ravvisato proprio in questo persistente moto binario, carico di tensione, di avvicinamento-allontanamento (desiderio-rifiuto) dei due personaggi protagonisti. In questo continuo insomma altalenare fra presa di possesso (entrare) e perdita (uscire), che tanto sembra suonare come una metafora dell’atto sessuale vissuto come mera e sterile coazione a ripetere, come ancestrale e limitato movimento sempre uguale a sé stesso, emblema e vertice estremo di vitalità, ma anche paradossalmente inespressivo nella sua meccanicità.

Il fluttuare psicologico dei due protagonisti, le loro titubanze, la loro incapacità decisionale, ma anche i loro istinti che li guidano di volta in volta a cercare ciò che ritengono sia bene, contribuiscono ad alimentare i due ingredienti che a mio parere sono i più determinanti nel conferire spessore a questo romanzo e al contempo nel caratterizzarlo: il lato drammatico, e quello, dico così, ‘esistenzialista’.

Una suggestiva veduta di Marsiglia

Specie nelle scene ambientate a Marsiglia, ma anche in alcuni cruciali passaggi precedenti, il lettore si renderà conto di come si vengano a creare delle atmosfere drammatiche di notevole valore e impatto, favorite dall’inquieta ambiguità di certi personaggi (in particolare di Driss, una sorta di Otello di shakespeariana memoria in miniatura) e dalla potenziale imprevedibilità di alcune situazioni.

Un’immagine dall’Otello di Orson Wells

Ma non basta: il senso del Drammatico viene evocato qui anche da un altro ben preciso elemento di carattere simbolico. Mentre in Ginevra l’atto creativo umano (che in ottica psicoanalitica ha come suo corrispettivo primitivo il coito) era inverato, in forma sublimata, ma pur sempre vitalistica, in una composizione musicale che alla fine di quella vicenda veniva ‘partorita’ dalla mente e dal cuore di Tiziano per la sua amata, in Bianca il feto – che io vedo come elemento perfettamente speculare alla composizione musicale di Tiziano, e che doveva essere il frutto, voluto o non voluto, di un tentativo di avvicinamento fra la protagonista e Carlo – tristemente non riesce a sopravvivere a un incidente. Ma, come il lettore potrà ben constatare, Bianca, malgrado tutto, non è un romanzo pessimista.   

Il lato ‘esistenzialista’ riguarda invece l’interrogarsi sul senso delle cose (caratteristica non certo scontata in letteratura, e nella narrativa erotica): la fascinazione provata dalla protagonista in Ginevra scaturiva naturalmente, si può dire, dalle caratteristiche intrinseche all’oggetto d’amore stesso (Ginevra si innamora di Tiziano perché è un pianista compositore e non occorre rintracciare un senso ulteriore, nascosto: è risaputo il fascino particolare che da sempre suscitano in tutti noi musicisti/e, pianisti/e, cantanti). Nel caso di Bianca, le motivazioni di questa ostinazione amorosa non vanno ricercate solo nell’atteggiamento sfuggente e fluttuante di Carlo (lo sappiamo bene…è un fenomeno noto a tutti…è la persona che ci respinge a suscitarci un’emozione, mentre quella che ci ricambia fin da principio senza sforzi, senza che si generi una ‘tensione’ o un timore di qualche tipo, rischia di apparirci meno intrigante).

Alla Alexander preme interrogarsi sul perché di questa caparbietà d’amore da parte di Bianca; ella riesce a darci (attraverso la stessa Bianca e la sua terapeuta) un paio di risposte plausibili, ma ogni lettore e ogni lettrice è in fondo chiamato/a a dare un senso a questi continui moti di avvicinamento e allontanamento.

Comunque, lo sappiamo: esistono dei testi letterari in cui gli autori si limitano a descrivere fatti, azioni e pensieri, affidando eventualmente al lettore il compito di formulare una personale giustificazione; e ci sono quei testi dove al contrario l’autore si preoccupa in prima persona di indagare le motivazioni e il senso delle cose che avvengono. È un lavoro di scavo spesso irrinunciabile.

Notre Dame de la Garde di Marsiglia

Tale aspetto ‘esistenzialista’ sfocia, nel caso di questo romanzo, in quello spiritualista (lasciando però nel lettore un sentimento d’irresolutezza), inverato nella fascinazione quasi ipnotica che la Chiesa di Notre Dame de la Garde di Marsiglia suscita in Bianca.

Quest’ultimo lavoro della Alexander, a distanza di due anni, torna in fondo a riconsiderare lo scenario (di situazioni, di ruoli, nonché emotivo) presente in Ginevra (anch’esso romanzo pregevole e dotato di una sua interessante personalità, che suggerisco pure di conoscere), ma lo rimodella, spostando spesso i focus, mutando accenti e dosaggi, sperimentando ulteriormente, e raggiungendo sicuramente un livello di maggiore realismo e di maggiore naturalezza.    

Luca Mantovanelli

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